Angelo Leonardo, “Fake ivory o meglio il suonatore di triangolo”, 2017

note biografiche:
Angelo Leonardo nasce a Calascibetta nel 1991. Nel 2011 si trasferisce a Napoli e inizia a frequentare l’accademia di belle arti, diplomatosi nel 2015 al corso “new media art” si trasferisce prima a Venezia e poi a Palermo. Dal 2014 entra a far parte della redazione di “E IL TOPO”, artist-run magazine con sede a Milano.

note sull’opera:
“Fake ivory o meglio il suonatore di triangolo” è un tentativo disperato di far apparire qualcosa per quella che non è. Concentrare tutti gli sforzi di tutte le forze che entrano nel progetto e lo modificano concretizzando un prodotto, chiuso, elitario e apparente marginale quale è il prodotto artistico. Lo spreco di energie è un filo che lega tutta la mia produzione, almeno fino ad ora.
Questa parola, produzione, preferisco pensarla come una somma di errori, di tentativi, di ipotesi e poi di azioni concrete che finisce per determinarla, questo non dipende solo da me, ma si espande e prende una forma collettiva composta sicuramente dal gruppo di lavoro, ma anche da chi si interessa spontaneamente alla causa o chi solo la attraversa.
Per quanto riguarda il soggetto del graffito è il frutto della mia indagine su Montemurro e chi lo abita. Chiedendo un po’ sono arrivato alla città antica di Grumentum, in passato cuore pulsante di tutta la Val D’Agri. In città ho trovato un tempio o quello che ne rimane, ne approfitto per approfondire e leggo che un tempo era decorato da statuette raffiguranti il piccolo dio Arpocrate, una figura minore, la reinterpretazione ellenica di un dio egizio molto importante, Horus, figlio di Iside e Osiride; il dio del silenzio. Arpocrate viene raffigurato sempre con l’indice della mano appoggiato alla bocca, invitando al silenzio. Subito dopo Arpocrate mi sono imbattuto in una storia tutta Montemurrese, tutta Lucana.
La storia racconta di musicisti erranti, di bambini, di lunghi viaggi, di valore di scambio e lunghi silenzi. I particolari di questa storia, mi confermano le cuoche bravissime della Scuola, sono da ricercare tra gli abitanti del paese, soprattutto tra i rappresentanti delle generazioni più avanti coi tempi, quelli che ancora hanno ricordo di quel silenzio, di chi ci è sopravvissuto. Se passate da Montemurro provate a chiedere. Provate in seguito a farvi fare un bel riassunto da Sergio Santalucia, musicista e attento studioso di tutto questo particolare fenomeno Lucano, e non solo. Fatevi raccontare di come il dio Arpocrate assieme a tutti i suoi papà andava in giro per Atlanta, New York, Düsseldorf, Venezia o Parigi, giù per le strade a suonare l’arpa e altri strumenti, qualcuno direbbe che andavano mendicare, a digiunare, ad aspettare e ascoltare. I più fortunati arrivarono dentro le Opera house e lí imparavano a considerarsi Merce di scambio, sperimentando le varie forme che può assumere l’alienazione, forme rese scintillanti dal rumore degli slogan progressisti e da maledetti virtuosismi elettronici che spalano parole in filodiffusione, un po’ la stessa storia degli elefanti, un po’ di quelli che stanno chiusi a raffinare il petrolio o tutti quelli che da lì se ne vanno, non è certo la storia di chi si resta fermo a osservare i calanchi e a difenderli, quello è il vero privilegio, poter stare immersi nelle viscere del dio Arpocrate, il dio del silenzio.